martedì, febbraio 18, 2014

E poi ci sei tu

Ci son treni che non ripassano, 
ci son bocche da ricordare, 
ci son facce che si confondono 
e poi ci sei tu, 
e ora ci sei tu 
...

(L.Ligabue - Cerca nel cuore)



mercoledì, febbraio 12, 2014

Leggerezza


L'apparente leggerezza di quel gesto
Gli occhi accarezzano il viso
Quello sguardo posato su di me 
Ne sento ancora la dolcezza addosso

L'apparente timidezza

E' solo discrezione sentimentale
Questa disarmante bellezza sul viso
E' il sorriso che vedi se scruti bene oltre la stanchezza
Ne percepisco la presenza anche al buio

L'apparente superficialità

Il mare nasce e muore con lentezza
Come il sole che scappa oltre le stelle per non farsi afferrare
Per poi riapparire dietro il rossore del mattino
E' la determinata calma con cui noi camminiamo 

Adesso... 

sento la certezza calibrare le mie scelte
sento la tua voce che mi rassicura 
sento delicatamente i tuoi baci sfiorare le mie paure
sento le tue risate dentro il telefono

Adesso...

l'apparente leggerezza fa posto alla concretezza
e nulla come ora mi è mai parso più vero e più sincero. 





giovedì, febbraio 06, 2014

Avventura - Elsa Morante





Hai tu un cuore? La leggenda vuole che tu non l’abbia.
Al vedermi, che per te mi consumo d’amore,
tutti mi dicono: «Ah, pazza, mangiata dalle streghe, rosa dalle fole,
soldato d’imprese disperate, marinaio senza veli né remi,
dove t’avventuri? in quali deserti di sabbia,
dietro Morgane, e fuochi fatui, e larve canzonatrici
tu vuoi spegnere la tua sete nella solitaria morte!
Ah, chi ti gettò questa rete, povero pesciolino?»
Così dice la gente; ma lasciamo che dica!
A chi di te mi sparla, nemica io mi giurai.
Per te, mio santo capriccio, volto divino,
senz’armi e senza bussola sono partita.
Non v’è riposo alla speranza mai.
A difficili amori io nacqui.
Come una rosa in un giardino
d’Africa o d’Asia assai lontano,
come una bandiera alzata
in cima a una nave pirata,
come uno scudo d’argento
appeso in un barbaro tempio,
difficile splende il tuo cuore
il tuo frivolo, indolente cuore,
l’eroico, femmineo tuo cuore.
il tuo regale, intatto cuore,
il cuore dell’amore mio.
Io credo nel tuo cuore!
Le caverne terrestri son tutte una gioielleria.
Funerea primavera per le mie feste vanesie,
l’ametista viola e l’agata lunare
e i diamanti simili a rose cangianti
e il topazio vetrino, il topazio d’oro.
Hanno i cristalli aloni e code di fuoco,
mille comete e lune per la mia notte.
M’offron conchiglie i golfi, e giochi oceanici,
e il cielo boreale riposi e meditazioni.
Dolcezze ha l’aranceto, come salive d’amore,
e l’Asia graziose belve, mie tenere schiave.
Le Maestà dei re conversazioni m’accordano,
e al mio comando s’accendono circhi e teatri.
Ma alla conquista io partii d’un frutto aspro.
Il tuo cuore: altro frutto non voglio mordere.
Non voglio i doni terrestri, al mio potere mi nego.
Il solo mio volere è questa impresa!
Alla conquista d’un frutto amaro andai.
Le cose amare sono le più care.
Segreta, lo so, è la stanza del prezioso cuore ch’io cerco.
Lungo e incerto il viaggio fino al nido
di questa civetta-fenice.
Inesperta son io,
compagno né guida non ho,
ma giungerò alla camera felice
del mio bell’idolo.
Addio, dunque, parenti, amici, addio!
Prima bisogna guadare il lago stagnante
della paura,
e i Grandi Orgogli oltrepassare,
fastosa catena di rupi.
Snidare bisogna l’invidia che s’imbosca
e i mostri di gelosia mettere in fuga,
(ah, San Michele e San Giorgio, datemi il vostro scudo!)
per notti occhiute, selve purpuree,
dove incontrare potrò centauri e ippogrifi,
e bere il magico sangue dei narcisi.
Si levan poi le triplici mura di Sodoma
intorno a campo straniero
dalle sette torri merlate.
Incantare dovrò i guardiani,
riscattare le spose comprate,
e a lungo errerò per corti e fughe di scale,
fra un popolo d’echi e d’inganni
fino alla cara porta, che reca la scritta crudele:
Indietro, o pellegrina. Non riceve.
Ah, fossi alato usignolo, foss’io centaura,
ah, sirena foss’io,
foss’io Medoro o Niso,
che forse a te più amico
sarebbe il nome mio, grazioso cuore!
Invece, Lisa è il mio nome, nacque nell’ora amara
del meriggio, nel segno del Leone,
un giorno di festa cristiana.
Fui semplice ragazza,
madrina a me fu una gatta,
e alla conquista partii d’un dolce cuore.
Or che mi presentai, siimi cortese, o amore.
Di che temi, o selvatico? d’esser preso al laccio?
Ah, no, dell’amara pampa la figlia io non sono.
D’esser trafitto? Io non ho coltello, né pungiglione.
Né son io sbirra, per gettarti in carcere,
né fata, per averti compagno notte e giorno,
mutato in corvo, dentro gabbietta d’oro.
Ah, dall’impresa non giudicarmi eroe!
Leggera è la mia mente più del fuoco,
più che un riccio dei tuoi fulvi capelli.
Per la mia pena, per il tuo vinto amore,
con te soltanto un poco giocare io voglio
come una foglia scherza con l’ombra e il sole,
o una ragazza col suo gatto rosso.
E poi ti dirò addio.
Tu dirai: Lisa! supplicherai: Lisa!
Ah, Lisa! Lisa! chiamerai. Ma io
ti dirò addio.

(1948)



lunedì, febbraio 03, 2014

Inimmaginabile felicità

Amore mio,
se dovessi descriverti, non troverei la parole...
perché le parole sarebbero riduttive, inutili, poco significative...
...ti prendi il meglio di me... senza mai farmi star male... senza farmi sentire vuota... accanto a te il sorriso si apre sul cielo sopra la mia testa... io e te... mano nella mano su questa strada in salita.. si perde il fiato sulla cima di questa montagna.. ma lo spettacolo di cui gode l'anima è impagabile... gli occhi si emozionano al sol battito dei nostri sogni che, raggiungibili o meno, ci permettono di essere qui, insieme, ancora una volta... prima che la luce si spenga. Stelle brillanti nelle mani, raccolgo dolcezza giorno per giorno... e tu che col tuo sguardo fai scoppiare il sole sul mio viso... che con la tua voce fai tornare la calma quando la tempesta scende sul mio corpo.. febbrile emozione, canzoni stonate, inimmaginabile felicità.





Primavera

 Rincorrere farfalle Al centro del mondo Ascoltare il vento  sussurrare dolci parole d'amore  Accarezzare le nostre paure con un filo d&...